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    Legenda

    I flagellanti sfilavano, in compagnie, vestiti con un saio e un cappuccio (nero o bianco), con una croce rossa sul petto e sulla schiena e si frustavano mentre cantavano laudi, componimenti popolari sulla passione di Cristo, di cui Jacopone da Todi fu un valente compositore.

    I seguaci del movimento dovevano rimanerci per trentatré giorni e mezzo (per ricordare gli anni di Cristo), periodo ritenuto necessario per potersi salvare l’anima.

    Le donne potevano solo assistere alla processione strappandosi i capelli o urlando.

    Nel dipinto sono raffigurati anche gli strumenti della flagellazione: ad esempio il bastone con delle corde con grossi nodi o con delle spine di metallo che il flagellante si batteva sulla schiena fino al sanguinamento.

    Descrizione

    Il movimento religioso dei flagellanti ebbe una vasta eco tra il 1346 e il 1349, proprio durante il periodo della peste. Il movimento, forte di ben 50000 persone, si diffuse in Italia, Ungheria, Svizzera e nel 1349 in Olanda, Boemia, Polonia e Danimarca.
    Le compagnie dei flagellanti rappresentavano una massa poco controllabile e, in alcune occasioni, svilupparono dottrine eterodosse, come il dubitare del valore dei sacramenti ufficiali a causa della corruzione della Chiesa, o il confessarsi e il battezzarsi tra loro; inoltre diedero sfogo ad atteggiamenti intolleranti nei confronti degli ebrei con vere e proprie persecuzioni: si calcola, per esempio, che nella sola Strasburgo furono trucidati circa 8000 ebrei.
    Il papa, che inizialmente tollerò le processioni, nel 1349 condannò invece il movimento per le ambiguità eretiche che esprimeva.

    Note

    I flagellanti

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